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Abiti in dono dal Duca d'Este

Aggiornamento: 5 lug 2022

19 Marzo 1478, Giovedรฌ Santo


1473 Medaglia di Ercole I d'Este

Il Duca Ercole I d'Este si trova nella sala grande del suo palazzo, dove sono stati allestiti tavoli per cento cittadini ferraresi indigenti, ai quali, a spese del duca, vengono serviti "๐‘ ๐‘๐‘™๐‘’๐‘›๐‘‘๐‘–๐‘‘๐‘–๐‘ ๐‘ ๐‘–๐‘š๐‘Ž๐‘š๐‘’๐‘›๐‘ก๐‘’ ๐‘‘๐‘’ ๐‘๐‘–๐‘ขฬ€ ๐‘ฃ๐‘–๐‘ฃ๐‘Ž๐‘›๐‘‘๐‘’ ๐‘’ ๐‘๐‘œ๐‘›๐‘“๐‘’๐‘๐‘ก๐‘–," e ๐‘š๐‘Ž๐‘ฅ๐‘–๐‘š๐‘’ ad un tavolo dove, per ricordare la tavola dei dodici apostoli, ha fatto accomodare esattamente quel numero di poveri cittadini, tra i quali ha posto a sedere anche un prete: una chiara simbologia!

Le portate, perรฒ, sono servite non dai camerieri di corte, ma da "๐‘™๐‘ข๐‘– ๐‘๐‘Ÿ๐‘œ๐‘๐‘Ÿ๐‘–๐‘œ [...] ๐‘–๐‘›๐‘ ๐‘–๐‘’๐‘š๐‘’ ๐‘๐‘œ๐‘› ๐‘–๐‘™ ๐‘ ๐‘–๐‘”๐‘›๐‘œ๐‘Ÿ๐‘’ ๐‘š๐‘’๐‘ ๐‘ ๐‘’๐‘Ÿ ๐‘†๐‘–๐‘”๐‘–๐‘ ๐‘š๐‘œ๐‘›๐‘‘๐‘œ ๐‘’ ๐‘š๐‘’๐‘ ๐‘ ๐‘’๐‘Ÿ ๐‘…๐‘Ž๐‘ฆ๐‘›๐‘Ž๐‘™๐‘‘๐‘œ, ๐‘ ๐‘œ๐‘– ๐‘“๐‘Ÿ๐‘Ž๐‘ก๐‘’๐‘™๐‘™๐‘–, ๐‘’ ๐‘Ž๐‘™๐‘ก๐‘Ÿ๐‘– ๐‘๐‘Ž๐‘ฃ๐‘Ž๐‘™๐‘’๐‘Ÿ๐‘– ๐‘’ ๐‘๐‘œ๐‘š๐‘๐‘Ž๐‘”๐‘›๐‘–": insomma, un gesto di grande devozione e umiltร , che culmina con la lavanda dei piedi: "๐‘ท๐’๐’Š, ๐’•๐’–๐’•๐’Š ๐’—๐’†๐’”๐’•๐’Š๐’•๐’Š ๐’…๐’† ๐’ƒ๐’Š๐’‚๐’๐’„๐’‰๐’, ๐’”๐’๐’‚ ๐’”๐’Š๐’ˆ๐’๐’๐’“๐’Š๐’‚ ๐’„๐’๐’ ๐’๐’Š ๐’‚๐’๐’•๐’“๐’Š, ๐’ˆ๐’†ฬ€ ๐’๐’‚๐’—๐’ฬ€๐’๐’ ๐’๐’Š ๐’‘๐’†๐’…๐’Š" (si noti che l'esser vestiti di bianco รจ sia simbolo di purezza che di umiltร , poichรฉ sono i colori che rendono una stoffa piรน costosa ed esteticamente ricercata).

A una simile cerimonia, dimostrazione pubblica di religiositร  ma anche di assimilazione alla corte di Ferrara di rituali presenti in altre corti, non solo a Roma ma anche a Napoli, non poteva non seguire una generosa elemosina, e Bernardino Zambotti, autore del Diario Ferrarese pubblicato in appendice al Tomo XXIV, parte 7 della Serie II dei Rerum Italicarum Scriptores, riferisce chiaramente che ad ogni povero vennero dati:

๐’–๐’๐’ ๐’‘๐’‚๐’“๐’ ๐’…๐’† ๐’”๐’„๐’‚๐’“๐’‘๐’† ๐’ˆ๐’“๐’๐’”๐’”๐’†

๐’–๐’๐’ ๐’‘๐’‚๐’“๐’ ๐’…๐’† ๐’„๐’‚๐’๐’›๐’† ๐’•๐’๐’“๐’„๐’‰๐’Š๐’๐’† [turchine]

๐’–๐’๐’‚ ๐’ƒ๐’“๐’†๐’•๐’•๐’‚ [berretta] ๐’๐’†๐’ˆ๐’“๐’‚

๐’‘๐’‚๐’๐’ [panno] ๐’‘๐’†๐’“ ๐’–๐’๐’ ๐’—๐’†๐’”๐’•๐’Š๐’•๐’ ๐’•๐’๐’“๐’„๐’‰๐’Š๐’๐’

๐’‘๐’‚๐’๐’ ๐’‘๐’†๐’“ ๐’Ž๐’‚๐’๐’•๐’†๐’๐’๐’ ๐’•๐’๐’“๐’„๐’‰๐’Š๐’๐’ [turchino]

๐’‘๐’Š๐’ˆ๐’๐’๐’๐’‚๐’•๐’ ๐’‘๐’†๐’“ ๐’–๐’๐’ ๐’›๐’Š๐’‘๐’๐’๐’†

๐’•๐’†๐’๐’‚ ๐’‘๐’†๐’“ ๐’–๐’๐’‚ ๐’„๐’‚๐’Ž๐’Š๐’™๐’‚ [camisa]

๐’Ž๐’†๐’›๐’ ๐’…๐’–๐’„๐’‚๐’•๐’

Ed ecco quello che si riteneva utile e sufficiente per fornire l'abbigliamento necessario ad un povero: un paio di scarpe "grosse", cioรจ robuste, non raffinate, una camicia, che era l'indumento intimo per coprire il busto, da realizzare in tela (quindi probabilmente di lino), le calze per coprire le gambe (ricordate che in quel periodo le calze erano lunghe dal piede all'anca, legate in vita, di solito al farsetto, e coprivano ciascuna una gamba, essendo nella maggior parte dei casi ancora due elementi separati, anche se proprio in quegli anni iniziano a comparire i primi esempi di calze unite, simili ai nostri pantaloni), una sopravveste (il vestito) e un mantello di panno, quindi di lana, e uno zipone, cioรจ il farsetto (che sta sopra la camicia e sotto al vestito), realizzato in pignolato una stoffa di cotone robusta e di discreta qualitร , cosรฌ chiamata perchรฉ la lavorazione rendeva il tessuto come cosparso di pinoli.

1468-70 Francesco Cossa, Mese di Marzo, Palazzo Schifanoia, Ferrara

Una precisazione: si noti che ai poveri non vengono dati i vestiti giร  confezionati, ma le stoffe per realizzarli: siamo ancora lontani dal pret-a-porter e dalle misure standardizzate cui siamo abituati oggi! Se volessimo provare ad immaginarci il risultato finale, secondo me รจ molto adatto questo dettaglio del mese di Marzo nel Ciclo dei mesi di Palazzo Schifanoia, a Ferrara, realizzato sotto Borso d'Este, predecessore di Ercole: l'uomo che sta potando la vigna รจ vestito in bianco, ma indossa tutti gli elementi dell'elenco qui sopra, compresa la berretta.

Per i farsetti non รจ specificato il colore (ma potrebbe anche esser perchรฉ รจ di colore naturale, non tinto) mentre le vesti che nella stratificazione del vestire sono in vista all'esterno (mantello sopravveste e calze) sono tutte di panno turchino e probabilmente non รจ un caso!

Ritengo infatti che si voglia qui richiamare il colore dello stemma estense, che fin dal XIII secolo era un'aquila bianca in campo azzurro (pur mantenendo ben in vista l'araldica originaria, lo stemma si era arricchito nel corso del Quattrocento di elementi araldici collegati ora al regno di Francia ora all'Impero ora al Papato in relazione alle alleanze e alle investiture ricevute nel tempo).

inizio '400, stemma estense nel Castello di Vignola (MO)

Per cui fu certamente una opera pia quella compiuta dal Duca (e da quell'anno tutti gli anni di Giovedรฌ Santo!), certamente una dimostrazione di devozione e di umiltร  per sรฉ e per gli uomini della sua corte che ne seguivano l'esempio (volontariamente o spinti dall'obbligo morale di emulazione del Signore proprio dei cortigiani? Impossibile saperlo!), ma in fin dei conti anche un modo per mostrare la propria ricchezza e l'importanza della propria Signoria!


Ecco un altro piccolo tassello per conoscere e capire meglio il nostro passato medievale!


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